Storia di Palazzo Varano

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Progetto di Florestano Di Fausto
Costruzione: 1926-1927 (rifacimento)
Ubicazione: Predappio – piazza S. Antonio

Per la nuova sede comunale venne scelto un caseggiato denominato Varano, posto su di una collinetta, all’incrocio della strada provinciale con quella che porta al nucleo antico di Predappio.

I tecnici del Genio Civile di Forlì nel progetto di ristrutturazione ne avevano aumentato l’aspetto tetragono: una corta torretta merlata con orologio, sull’asse del prospetto, emergeva dal coronamento merlato dell’edificio.

Di Fausto intervenne modificando l’aspetto di rude fortilizio in un’immagine più consona di villa comunale.
La torre dell’orologio si presenta come elemento di caratterizzazione per eccellenza di tutto l’edificio: asse geometrico e visivo rimanda per il suo essere ai palazzi comunali dei vicini centri come Meldola o Forlimpopoli.

La torre, sino dalla base, contiene i momenti decorativi più importanti di tutto l’insieme, sublimata nel grande fastigio scultoreo di coronamento che incornicia lo stemma comunale, realizzato dallo scultore Ulderigo Conti, in stucco romano e impasto cementizio; più in alto i grandi orologi realizzati dalla ditta torinese Miroglio.

Salvaguardato il perimetro e dunque le fondazioni, l’edificio venne trasformato e ampliato completamente anche nei suoi elementi costruttivi e distributivi: il primo piano fu destinato alle funzioni più importanti e alla grande sala del Duce, che occupava volumetricamente parte del piano superiore e che doveva essere contornata da una balconata di affaccio del secondo piano, poi non realizzata per motivi di eccessiva spesa. I tre piani sono tuttora collegati da uno scalone in pietra grigia.
Una lettera del 26 novembre 1927  testimonia che i mobili furono costruiti dalla ditta  Rovinazzi e Tonelli di Bologna. Le opere in ferro battuto, lanterne comprese, sono da riferire alla ditta Tullio Ravaglioli di Modigliana; gli stucchi del soffitto a cassettoni della Sala grande furono realizzati dalla ditta Domus di Roma e il lampadario centrale dalla ditta Venini di Murano.

Dalla strada provinciale del Rabbi si accedeva e tuttora si accede alla residenza comunale attraverso una sinuosa rampa carrozzabile che lambisce un esteso giardino in declivio, disegnato da Di Fausto e realizzato dai tecnici che sovrintendevano i giardini governatoriali di Roma, e dove faceva bella mostra di sé un grande e cespuglioso fascio littorio di mortella.

L’edificio fu realizzato dall’Impresa Pavoni Ernesto.

Dopo la chiusura del cantiere, avvenuta nel giugno del 1927, vennero trasferiti nella nuova sede, sotto la direzione del Podestà comm. Pietro Baccanelli, gli uffici municipali; nel febbraio dello stesso anno un Reale Decreto assegnò all’erigenda borgata la denominazione di Predappio Nuova.

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